Chiesa di Santa Maria di Betlem

Si procede su Corso San Giorgio e si passeggia nel cuore vivo del centro storico di Modica, una contea barocca che offre incredibili scorci caratteristici. Su Via Marchesa Tedeschi, adiacente al Corso Umberto, si trova la Chiesa di Santa Maria di Betlem, di origini antichissime (XIV sec. ca.). Fu protagonista di diversi interventi di rifacimento – dal ‘500 all’800 – causati soprattutto dagli eventi calamitosi. La facciata, nello specifico, si compone di due ordini – divisi da una cornice marcapiano – corrispondenti alle epoche in cui ognuno è stato progettato: il primo è rinascimentale (secondo ‘500 – primo ‘600), opera del netino Corrado Rubino, mentre il secondo è neoclassico (‘800). Nel prospetto laterale sinistro si trova un bassorilievo della Natività di fine ‘300 definito ‘La Lunetta di Berlon’ risalente alla vecchia costruzione. L’impianto interno, terzo solo a San Giorgio e a San Pietro, è a tre navate e custodisce preziose opere come la Cappella Palatina, detta anche Cappella Cabrera e divenuta Monumento Nazionale, che si configura come una preesistenza architettonica di fine ‘400 in stile tardo gotico; è a pianta quadrata con basamento della cupola ottagonale; il portale è a sesto acuto e i capitelli delle colonne sono decorati con motivi grotteschi; si riconoscono, nelle chiavi d’arco, una testa di leone, una lira, un trofeo d’armi, uno scudo con una stella a sette punte, un putto alato, una corona sopra una conchiglia al cui interno si vede un agnello; custodisce la statua di Santa Maria di Betlem (o Madonna Nicopeia, della vittoria). Oltre alla Cappella, la Chiesa di Santa Maria di Betlem custodisce uno dei più particolari e pregiati presepi della provincia ragusana: statue di terracotta a grandezza naturale – realizzate durante l’ultimo ventennio del 1800 da Bongiovanni Vaccaro di Caltagirone – rievocano magistralmente le ambientazioni e i costumi di quel periodo. Per questa ragione si pensa che possa a tutti gli effetti essere annoverato come opera verista, in quanto, nello stesso periodo, proprio lo scrittore siciliano Giovanni Verga pubblicava i suoi ‘Malavoglia’.

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